Vi parlo in qualità di presidente, non nella accezione di colui che presiede, ma come colui che coordina le attività della Fondazione. Desidero fare in modo che la mia generazione, quella che ha vissuto la ricchezza di questa epoca iniziando con le fatiche fisiche del lavorare i campi, del sollevare i pesi, di lavorare il bosco con la scure e la sega a braccia, di lavare con il sapone al lavatoio del villaggio e che oggi vede una tecnologia soffocante, viva nell’autostima per aver trasformato il mondo.

La soddisfazione di avere una famiglia, spesso numerosa e con poche risorse finanziarie, la gioia di avere un posto di lavoro e di conservarlo come risorsa per avere il necessario alla vita della famiglia, devono suggerire di fare della vita una festa. La festa delle fatiche condivise, la festa del poco avuto con tanto sudore della fronte, la festa per aver dato il meglio di cui si era capaci, mi spingono a proporre iniziative che danno serenità alla vita. Il Centro Diurno entra in questa ottica e come vorrei che, tra tutti i centri diurni cantonali, il Centro Diurno di Vita Serena fosse il migliore in iniziative possibili, ma sempre che riempiono di autostima e di serenità nella terza e nella quarta età, anche in mezzo alle avvisaglie di malattie e di solitudine.

Una Vita Serena aiuta a invecchiare con gioia e mai a nascondere le rughe e i limiti di memoria, perché siamo anche orgogliosi che nessuna generazione, prima della nostra, abbia avuto una vita tanto longeva.

Una Vita Serena che inventa il Campo per anziani e per persone invalide ad Olivone con la presenza esuberante e creativa dei volontari. Una gioia serena anche per i familiari che vedono andare in vacanza le persone accudite per un anno intero all’interno delle mura di casa.

Una proposta per le persone in vedovanza, perché la solitudine non morda il quotidiano.

La morte è una certezza che speriamo sia lontana per tutti, ma, dove è giunta, ha lasciato una delusione e uno scoraggiamento. Vita Serena vuole sospingere la persona alla lettura del proprio passato e ad elaborare le soddisfazioni vissute con la persona venuta a mancare in modo da ritrovare le corde della serenità.

Desidero che Vita Serena abbia il suo specchio nella scelta urbanistica di Piazza Grande dove si vive la gioia, si vive d’incontro, si vive di cultura e di valori suggeriti a chiunque.